Un'amica e collega che lavora alle scuole medie mi sottopone un problema causato dalla natura dell'analisi logica tradizionale. Si tratta della classificazione del complemento del verbo pronominale
nutrirsi. Si pensi, ad esempio, ad una frase come (1)
(1) il koala si nutre di foglie di eucalipto
Ora, la mia amica ha dato ai suoi alunni una regola sintattico-semantica per riconoscere il complemento di specificazione: il complemento di specificazione "specifica" (se ricordo bene) un nome (non un verbo, dunque, né un aggettivo ecc.). La regola è semantica per via della funzione assegnata al complemento (specificare) e sintattica per la restrizione categoriale dell'elemento sovraordinato (solo nomi). Questa regola impedisce agli studenti di classificare il complemento
di foglie di eucalipto come complemento di specificazione. Di cosa si tratta, allora? (l'analisi logica che si fa a scuola non ammette, tradizionalmente, zone d'ombra o sospensioni di giudizio, e non ammette che insegnanti e alunni propongano l'introduzione di nuove categorie, nemmeno di fronte ad aporie generate dalla stessa teoria di riferimento, come in questo caso: ogni elemento va comunque classificato con le etichette in dotazione, costi quel che costi)
Che sia un complemento oggetto? L'insegnante avverte che, in fondo, semanticamente, il complemento di nutrirsi è identico al complemento dei verbi non pronominali transitivi, come, ad es.,
mangiare:
(2) il koala si nutre di foglie di eucalipto
il koala mangia foglie di eucalipto
Epperò, il complemento oggetto non è mai introdotto da una preposizione, dunque anche questa seconda ipotesi è scartata.
Alla fine, allora, l'insegnante ripiega su un complemento di specificazione "anomalo".
(preferisce tenere saldo il principio sintattico che definisce il complemento oggetto).
Cerchiamo adesso di ragionare sulla questione, da un punto di vista diverso. Esiste assai probabilmente una soluzione ad hoc da qualche parte, in qualche libro di grammatica (tradizionale) per le scuole, magari uno più pignolo o zelante, qualcosa del tipo Accusativo preposizionale, oppure un complemento di nonsoché. Anche noi ci siamo incamminati, per un attimo, su questa strada impervia, e siamo pervenuti ad un esilarante (ma, ahimé, fin troppo realistico) "complemento di nutrizione".
Lasciamo stare, allora. Proverò, invece, a spiegare la causa dell'aporia, partendo dalla spiegazione che della frase (1) dà una grammatica scientifica, come la grammatica generativa:
di foglie di eucalipto è un sintagma preposizionale selezionato dal verbo bivalente
si nutre; il verbo assegna a tale sintagma preposizionale il ruolo tematico di <tema>, cioè di 'entità che partecipa ad un evento senza compiere atti di volontà' (in termini più tradizionali: 'entità che subisce l'azione').
Il ruolo tematico in questione è lo stesso che viene assegnato da verbi come
mangiare al proprio argomento interno. Dunque, in pratica, quest'analisi recupera l'intuizione secondo cui il complemento di nutrirsi è "come un complemento oggetto", anche se è introdotto da una preposizione: la teoria generativa, al contrario della grammatica tradizionale, non contiene alcun principio che escluda che un complemento indiretto possa avere la stessa interpretazione semantica di uno diretto.
Si tratta di una tendenza generale: la grammatica tradizionale ammette che una stessa preposizione possa introdurre decine di complementi diversi (cioè semanticamente diversi), ma è meno disposta a consentire che la stessa funzione/interpretazione semantica realizzata da un complemento diretto sia realizzata anche da uno preposizionale. Il fatto è che la grammatica tradizionale stenta a vedere sintassi e semantica come piani (almeno parzialmente) distinti. Così, è assai riluttante nei confronti di elementi semanticamente "pieni" ma non concretamente realizzati (come i pronomi o i morfemi nulli), come anche nei confronti di elementi pronunciati, ma privi in sé di qualunque significato o funzione semantica. Il secondo caso, probabilmente, riguarda quelle che in inglese vengono chiamate
dummy prepositions, come, ad es., guarda caso,
of, sorella della nostra
di, perlomeno nel caso del SP
di foglie di eucalipto dell'esempio (1). La preposizione, in questa frase, è necessaria alla sintassi, ma non alla semantica. Non gioca alcuna parte, infatti, per quanto riguarda l'interpretazione, perché è solo il verbo
nutrirsi a stabilire quale sia l'interpretazione di
le foglie di eucalipto. La presenza obbligatoria della preposizione è, perlopiù, spiegata facendo riferimento alla Teoria del Caso: ogni nominale deve ricevere un caso, e i nomi non sono in grado di assegnare il caso ad altri nomi; la preposizione, invece, è in grado di assegnare caso. Perciò, se un nome seleziona un altro nome come complemento, è necessario che una preposizione intervenga fra i due nomi per assegnare caso al secondo. Quanto ai verbi, pare siano in grado di assegnare Caso soltanto i transitivi attivi, mentre i passivi e i pronominali (come
nutrirsi) non sono in grado di assegnare caso ad un complemento. Ciò può spiegare anche il complemento preposizionale in (1).
Andiamo adesso alla conciliazione cui fa riferimento il titolo del forum.
Complemento oggetto, nella grammatica tradizionale, significa 'SN selezionato da un verbo', ma anche, allo stesso tempo, ruolo tematico di tema/paziente (o 'oggetto'). Complemento oggetto e complemento diretto, dunque, coincidono. E coincidono anche con <tema/paziente>. Questo, come abbiamo visto, però, è contraddetto dai dati empirici. Una possibile soluzione, allora, consiste nel disaggregare il concetto di complemento diretto (nozione sintattica) da quello di complemento oggetto (nozione semantica).
Direi, inoltre, ai ragazzi (è doveroso) che, in molti casi, come in quello della frase in (1), l'analisi logica tradizionale fallisce.
Edited by salvomenza - 17/11/2007, 22:10